Ripartire dopo l’alluvione in Emilia-Romagna
Ripartire dal Place Branding in una regione dove l’emergenza a seguito dell’alluvione non è ancora passata ad ormai un mese da quel catastrofico evento può sembrare quasi un affronto.
Abbiamo ancora aree con enormi difficoltà, famiglie ed aziende che hanno perso tutto, territori soffocati dal fango che ci
metteranno anni a riprendersi e ripartire recuperando quanto perso. Ed invece può essere una grande ed importante opportunità che potrebbe non ripresentarsi in queste proporzioni.
Che senso ha parlare di Place Branding
Il settore turistico emiliano-romagnolo è forse il comparto economico che meno ha sofferto e meno soffrirà da quanto accaduto. Almeno stando alle apparenze ed ai numeri del momento.
È vero che c’è stata una piccola percentuale di cancellazioni, ma al momento in cui scriviamo ciò non è minimamente confrontabile con altri settori come l’agricoltura prostrata da questo alluvione.
Ma allora perché parlare di ripartire dal Place Branding in un momento così critico e importante?
Perché la ripartenza non potrà avvenire sugli stessi paradigmi del passato. Abbiamo un’occasione immensa: ripensare il futuro in termini differenti e programmare in maniera diversa l’economia ed il nostro territorio.
Un’occasione forse unica perché, se non lo facessimo, la prossima alluvione potrebbe definitivamente distruggere l’economia di questo territorio. Turismo compreso.
Ecco allora che da territorio di innovazione e di modelli cooperativi, da regione traino dell’economia del nostro Paese, oggi la Romagna deve prendere in mano il futuro e scommettere su un vero progetto di transizione ecologicha che identifichi nuovi paradigmi e nuovi modelli di vita e coesistenza tra società, economia e pianeta. Non vi è un’altra strada. Tutto il resto ha già dimostrato di aver abbondantemente fallito.
Rileggere economia e società su nuovi paradigmi
Come abbiamo già spiegato in un precedente articolo il Place Branding può essere una moda, un modo differente di chiamare ed identificare il marketing turistico, ed allora questa moda passerà fallendo l’obiettivo principale di questo approccio che vuole essere invece altro.
Se invece il Place Branding si pone come strumento e modello innovativo che permette di ripartire dal basso, ripensare un territorio, la sua economia e la sua società in maniera olistica; allora avrà compiuto qui la sua missione e avrà disegnato un nuovo modo di intendere il turismo e non solo.
Si tratta di utilizzare cioè un approccio bottom up, che metta in discussione lo status quo e la pretesa per un ente pubblico di definire il modello economico di un intero territorio (anche solo per l’ambito turistico).
Le tecniche di Place Branding ci insegnano che prima di tutto deve essere il territorio a descriversi e a identificarsi.
Un processo non semplice che deve far emergere, grazie a strumenti di progettazione partecipata maieutici, la natura e le energie di una territorio e di una popolazione.
Economia, ambiente e territorio, cultura e società divengono quindi elementi connaturati all’esperienza turistica, ma prima di disegnare un progetto turistico si occupano di descrivere un “popolo” attraverso l’identificazione del sé. Ci si riscopre come un unico soggetto portatore di valori e bisogni comuni.
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Dalle comunità marginali all’economia della risonanza”.
Come si attiva un percorso di Place Branding?
Per prima cosa un territorio, e la sua amministrazione, devono spogliarsi delle prorpie convinzioni ed approcciarsi insieme ad un vero e proprio percorso di brain storming collettivo che ne definisca l’identità.
Per definire l’identità di un territorio è però necessario che ogni soggetto e/o gruppo sociale rinunci alla sua identità particolaristica ricercando la propria anima in una identità più ampia e comune.
In questo alcune tecniche di progettazione partecipata permettono di sviluppare competenze per attivare ed abilitare questi percorsi di innovazione sociale.
Se lo desideri puoi isciriverti qui al mio corso sulla progettazione partecipata o confrontarti con me su come attuare percorsi simili nel tuo territorio. Non si tratta di mera rigenerazione territoriale, ma di una vera riprogettazione identitaria su cui viene costruito un progetto di sviluppo socio-economico dell’intero territorio.
Siamo più nel campo delle scienze sociali e dell’economia che dell’architettura: più innovazione sociale, meno ricostruzione conservativa.
Perché attivare un processo di Place Branding proprio ora?
L’Emilia-Romagna, o meglio buona parte della Romagna, si trova in un momento molto critico: affrontare la transizione ecologica dopo un evento disastroso come l’alluvione del maggio 2023.
Però questa può essere un’occasione unica, ripartire con il piede giusto investendo e reinventando un’economia basata su vecchi schemi, innovando in maniera sostenibile il futuro.
Ciò vuol dire aprirsi alle opportunità che inevitabilmente questo futuro porterà con sé, ma soprattutto vuol dire costruire un futuro più sereno di fronte agli eventi simili che inevitabilmente si riproporranno in futuro.
Ma attenzione i dati e la scienza ci dicono che prima o poi toccherà a qualunque territorio del nostro continente. Il nuovo clima fa schifo, farà danni e non siamo in grado di ripagarli tutti con sovvenzioni statali.
Ecco che utilizzare strumenti di progettazione partecipata che sono connaturati in veri progetti di Place Branding vuol dire ripartire con nuovi schemi e nuovi modelli evitando di ripetere i vecchi errori del passato che inevitabilmente sono stati concausa dei danni di questo alluvione.
Vi è però un compito enorme che spetta alle amministrazioni ed agli opinio leader: raccontare la realtà e la verità, avviarsi con umiltà su nuovi terreni inesplorati, avere il coraggio di affrontare il futuro per quello che appare oggi. Niente edulcorazione dei dati per mero calcolo partitico.
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Ripartire dal place branding in Emilia-Romagna
I dati statistici che la stessa regione pubblica grazie agli studi dell’IPCC dimostrano come questa regione in 3-5 anni potrebbe arrivare ad una frequenza annua di 3 emergenze climatiche al mese.
Numeri che possono mettere in ginocchio qualunque economia e causare moltissimi morti. Ecco perché questa che oggi è tra le regioni più dinamiche e ricche del nostro paese non può abdicare al suo ruolo di traino.
Questa occasione può essere unica e dimostrare come da un disastro ci si può rialzare innovando. L’Emilia-Romagna lo ha già fatto dopo il terremoto dell’Emilia, ma quella volta i territorio hanno semplicemente ricostruito. Ha perso un’occasione.
Oggi si tratta di innovare. Di cambiare rotta. Ripartire dal Place Branding può essere un’opportunità.
Alcuni opinion leader paiono aver colto il messaggio e l’opportunità, ed il dibattito inizia ad essere ri-orientato in questa direzione.
Non mancano però le voci stonate, i conservatori dello status quo che vedono in questa fase solo l’occasione per nuovi investimenti in opere ciclopiche e devastanti che non prendono minimamente in considerazione la mutata condizione climatica.
Ecco allora che sta anche a noi, a me e a te che mi leggi, spingere affinché il nostro Paese, non solo questa regione, provi ad utilizzare le avversità che inevitabilmente si riproporranno in questa fase storica per ridisegnare il futuro su nuove basi più sostenibili e più condivise.
Non abbiamo bisogno di un nuovo piano turistico, abbiamo bisogno di un nuovo modello socio-economico condiviso e costruito per durare oltre il prossimo alluvione che non sappiamo quando ci sarà, ma sappiamo che ci sarà.
Utilizzare questi strumenti per andare oltre il turismo e iniziare finalmente ad immaginare un’economia connaturata ed innestata in armonia con un luogo e non viceversa.