Se qualcosa è cambiato, cosa?
Qualcosa è cambiato nelle nostre vite, ormai è chiaro. Qualcosa è cambiato nella nostra quotidianità, nelle relazioni, nel modo di affrontare semplici azioni come fare la spesa, uscire per una passeggiata, pensare ad una gita fuori porta.
Parliamo di un cambiamento di vita non solo nello stile, ma nella percezione e nell’essenza stessa di noi esseri sociali. Ma non siamo ancora in grado di percepire se e quanto questo cambiamento sarà profondo, duraturo e strutturale o solo temporaneo.
Siamo a metà aprile 2020, abbiamo iniziato la clausura da più di un mese e non sappiamo quanto durerà la quarantena. Se però iniziamo a leggere i segnali, se ci affidiamo alla scienza, se utilizziamo il buon senso, allora alcune risposte possiamo trovarle. E non saranno molto piacevoli.
Oggi siamo certi che se qualcosa è cambiato, lo ha fatto sicuramente nelle nostre relazioni sociali. Sia s cie pensiamo come singoli cittadini che come imprese. Vediamo che la scala dei valori e la percezione delle cose importanti è oggi estremamente differente rispetto a solo due mesi fa.
Per le imprese è sempre più importante rivalutare la proposta di valore e le soluzioni che vengono adottate. Ha fatto scuola in questi giorni l’esempio disastroso di Italo. Un serie di campagne di marketing che, almeno all’inizio, in nulla sono cambiate rispetto ai mesi precedenti al coronavirus. Il sistema di newsletter anche oggi mi segnala sconti ed opportunità per viaggiare in Italia. Ma se non posso muovermi da casa!!!
Chi invece ha avuto il buon senso di modificare le strategie adattandole alla situazione, almeno non è risultato fastidioso.

Ci vogliono 20 anni per costruire una reputazione e 5 minuti per rovinarla
Warren Buffett

Il coronavirus ci impone un cambiamento di vita?
Qualcosa è cambiato nella nostra quotidianità
Si qualcosa è cambiato. Non è solo il fatto di non poter uscire. È cambiata la percezione della socialità e della fisicità.
Chi di noi non ha provato disagio per una fila troppo corta, con distanze poco rassicuranti? Chi di noi non ha visto una persona di fiducia e con passione ha avuto voglia di una stretta di mano o di un abbraccio e poi si è frenato in un imbarazzato silenzio?
Sono stati scritti fiumi di inchiostro sul cambiamento di vita da Covid19.
Ma la domanda è sempre la stessa: a causa del coronavirus quando si potrà uscire di nuovo? A questa domanda non c’è una risposta seria purtroppo. Chi azzarda previsioni lo fa sapendo che sbaglierà. Ma intanto?
Purtroppo corriamo il rischio di costruire delle distanze sociali. Corriamo il rischio di trasformare un cambiamento improvviso in un cambiamento di vita duraturo. Invece dobbiamo imparare ad avere delle distanze fisiche e non sociali. In questo la tecnologia, ed il buon umore, possono aiutarci tanto. Ho già scritto un articolo sullo smart working e mi chiedevo all’inizio della quarantena cosa sarebbe successo e come avremmo affrontato tutto ciò. Erano domande aperte con qualche piccola riflessione legata ad un momento che sembrava limitato. È passato un mese ed il cambiamento di vita sembra sempre meno temporaneo.
Un cambiamento di vita anche per le imprese
Dobbiamo fare in modo che ogni cambiamento di vita possa portare dei benefici. È molto più di un auspicio. È un dovere morale. Non accadrà subito, ma non possiamo evitare di imporci questo obiettivo. Dobbiamo farlo. Perché se qualcosa è cambiato dobbiamo avere la forza di costruire su questo cambiamento.
Se per noi cittadini il cambiamento di vita è drastico, ma per alcuni può aver introdotto anche piacevoli modifiche, per le imprese la situazione non è assolutamente facile. Qualcosa è cambiato nel mondo del mercato e lo ha fatto in maniera davvero improvvisa. Escludo da questa riflessione le imprese che hanno agganciato il mercato del sanitario, della disinfezione e simili. Per loro si prospetta un futuro roseo.
Molti settori industriali, dei servizi, commerciali si trovano invece in una situazione estremamente complessa quando non disperata. Serve liquidità immediata. Serve tecnologia per investire ed adattarsi ad un nuovo mondo. Serve competenza per sopportare e supportare il cambiamento. Si qualcosa è cambiato ed in maniera definitiva nel mondo delle imprese. I modelli di business classici non sono più adeguati. Serve un duro lavoro sui tanto odiati modelli di business canvas per riscrivere le basi su cui le imprese sono organizzate.
In maniera davvero anticipata sui tempi già a gennaio 2020 avevamo iniziato una riflessione sui modelli di business canvas sostenibili e le prospettive per le imprese. Pensavamo che si stesse per avvicinare un grande periodo di crisi per le imprese. Una crisi prevalentemente economica basata su modelli ecologici non più compatibili e gestibili. I segnali c’erano tutti. Ma poi è arrivato il Covid19 rendendo queste riflessioni di urgente attualità.
Quindi la domanda: “A causa del coronavirus quando si potrà uscire?” per le imprese oggi è “Quando si potrà ritornare a lavorare come prima?“. E la risposta purtroppo o per fortuna rischia di essere un freddo, gelido MAI.
Ecco allora che le imprese devono vivere questo momento alla ricerca dell’innovazione. Una grande epoca dello startupping. Sì, ripartire dalle basi reinventandosi, come quando sono nate.
A nostro avviso ciò può avvenire solo riprendendo in mano i valori fondativi e avviando un percorso di riammodernamento. Le imprese si devono appropriare quanto prima delle più moderne tecniche di sviluppo dell’innovazione tipiche delle startup. Basta copiare i migliori modelli ed apprendere le tecniche. Grazie al Growth Hacking, ai Modelli di Business Canvas, grazie alla progettazione partecipata, ai modelli di business sostenibili e sociali ed all’Open Innovation si possono riavviare processi aziendali modernizzandoli.
Sarà duro e difficile? Si.
Sarà costoso e doloroso? Certo.
Abbiamo altre scelte? A nostro avviso no.
Ma a causa del coronavirus quando si potrà uscire?
Qualcosa è cambiato, lo abbiamo già detto. Il fatto che non possiamo morire a causa di un cambiamento di vita come quello attuale, lo possiamo immaginare. Quando si potrà uscire da questa situazione creata dal coronavirus invece non possiamo saperlo. Quindi?
Dobbiamo iniziare a progettare il futuro con serietà. Pensate ad un paradosso relativamente famoso: “Come può una persona mangiare un elefante?” Pensaci. Sembra impossibile. Troppo grande per essere mangiato da una singola, sola persona. Invece una persona può mangiare un elefante pezzetto per pezzetto. Non è una battuta. Iniziamo da un piccolo passo e andiamo avanti con decisione.
I piccoli passi devono comporre un piano concreto. Quindi in ordine di priorità:
- Affrontare l’emergenza (è quello che stiamo facendo)
- Prevedere gli scenari
- Progettare il futuro
- Attrezzarsi per affrontare le nuove sfide
In questo ci vengono incontro alcuni strumenti e soprattutto un modo di pensare. Dobbiamo pensarci come delle startup dicevamo. Ma perché?
In che condizioni si trova una startup quando parte? Pensaci:
- Poca liquidità
- Necessità di tecnologia
- Un mercato da creare
- Necessità di competenze
- Urgenze di visibilità distintiva
- Una strategia di marketing vincente
Ora ripensa a quando da imprenditore hai avviato il tuo progetto. Ripensa a quei mesi e chiediti se qualcosa è cambiato rispetto ad oggi. Vedrai che la risposta è che molte difficoltà si stanno riproponendo, ma oggi hai più esperienza. Ti servono degli strumenti più moderni. Ecco perché credo che le imprese debbano davvero imparare delle startup per poter ripartire.
Servono davvero nuovi modelli sociali?
Ma allora se basta ripensarci come una start up sarà sufficiente andare a ripescare i modelli di business canvas che ognuno di noi ha elaborato e rinverdirli?
No non è così facile.
Dobbiamo rimettere in circolo idee e innovare. Dobbiamo riattivare le energie. Ma ciò non possiamo farlo da soli. Servono nuovi modelli sociali. Servono nuovi modelli ambientali. Servono nuovi modelli relazionali all’interno ed all’esterno delle imprese e tra imprese stesse. Serve un nuovo modo di pensare e porsi di fronte ad un mercato che in pochi mesi cambierà profondamente.
Ed in fondo, forse, avevi ragione tu quando hai pensato che no, l’elefante da soli questa volto proprio non possiamo mangiarlo. Dobbiamo per forza trovare altri e mangiarlo insieme. Siamo come davanti ad una montagna e non possiamo scalarla da soli.
Ecco perché anche noi abbiamo deciso di radere a zero le nostre certezze e partire con un nuovo progetto di riflessione sul futuro. Ripensare alle basi del nostro progetto. Ma non lo vogliamo fare da soli. E quindi il progetto è aperto e condiviso. Se vorrai potrai leggerlo man mano che si sviluppa, criticarlo, copiarlo o farne tu stesso parte o farci parte del tuo progetto. Qui trovi tutti gli strumenti per partecipare.