Perché peggio del 2022 è possibile?
Non possiamo fare le nostre previsioni per il 2023 senza prima ricordarci cosa è stato il 2022: un anno che sotto molti aspetti sarà probabilmente ricordato come lo spartiacque tra un prima e un dopo.
Mentre scriviamo, negli USA imperversa una catastrofica perturbazione artica che ha portato tutti gli stati continentali sotto lo zero, si tutti Texas compreso. Sono più di 60 i morti, oltre 5500 i voli cancellati, il 70% della popolazione colpita gravemente dalla perturbazione. Intere aree del paese sono senza corrente elettrica e si sono sfiorati i -60°C nelle zone più colpite.
Tornando indietro nelle settimane e nei mesi però questo 2022 ha rappresentato una porta di ingresso in un nuovo scenario meteo climatico, facendoci presagire cosa potrebbe essere questo decennio. In Europa dobbiamo aspettarci circa 400.000 eventi climatici estremi, 40.000 l’anno. Non possiamo certo dire di non averne viste le avvisaglie.
Il caldo estremo ha aperto l’anno colpendo per tutta la primavera e l’estate Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra e molta parte dell’Est Europa, portando con sé siccità ed incendi. Siccità che in molti stati (Francia ed Italia in particolare) ha costretto molte centrali a turbo gas e nucleari a chiudere per mancanza di acqua (necessaria per raffreddare il ciclo produttivo).
Nell’autunno poi sono arrivate le grandi piogge, ovviamente estreme.
Solo in Italia si sono avuti eventi disastrosi in Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana. Eventi che hanno purtroppo contato morti e miliardi di danni. Eventi previsti e prevedibili, come al solito, ma che non vengono ancora oggi considerati un problema su cui intervenire preventivamente da parte della politica.
Non aggiungiamo altro sui risultati fallimentari della COP27 di cui molto abbiamo detto e scritto.
Lo scenario politico internazionale del 2022
Ma il clima non è stato l’unico grande problema di questo anno funesto, non possiamo ovviamente dimenticare la disastrosa guerra in Ucraina con l’aggressione della Russia e le deliranti operazioni speciali di Putin.
Una guerra voluta da un solo uomo e dal suo entourage, un gruppo di ricchi oligarchi caratterizzato da servilismo e ricchezza smodata, sete di potere e follia estrema. Un gruppo che ha giustificato un’invasione fatta in maniera maldestra e violentissima contro un altro paese al solo fine di riportare l’Europa agli equilibri di inizio ‘900.
Un’operazione speciale che ha riportato la guerra in Europa dopo oltre 70 anni.
Se l’operazione speciale aveva anche lo scopo di sfaldare il fronte europeo e la Nato, essa ha invece avuto come effetto l’esatto contrario riaggregando ed avvicinando, per necessità, quasi tutti i paesi europei e trasformando le poche voci dissonanti in fastidiose stonature.
In Italia ha obbligato forze con posizioni palesemente e saldamente filorusse come la Lega ed il M5S ed alcune forze di estrema sinistra a piroette al limite del ridicolo.
In parallelo la guerra ha accelerato e dato il colpo di grazia ad una crisi energetica già strisciante.
Il blocco delle forniture russe all’Europa, come risposta alle sanzioni, non è stato altro che la giustificazione per accelerare un processo già in atto e che forse è la reale causa della guerra ucraina: le forniture del gas alla Cina.
Il 2022 si chiude con il Price Cap europeo e la Russia che minaccia di chiudere i rubinetti con chi lo applicherà.
Bisogna ricordare che la Russia aveva contratti pluriennali con l’Europa e richieste ingenti dalla Cina. Per effettuare il cambio di cliente e rompere i vecchi contratti serviva una causa di forza maggiore.
Ma perché bloccare dei contratti apparentemente molto proficui?
Semplice: la Russia non ha gas per soddisfare tutti gli appetiti mondiali, la Cina ad inizio anno sembrava uscire dal Covid e riaffacciarsi sullo scenario mondiale di consumo, la Cina è un ottimo pagatore ed è in grado di fare offerte che Putin non può rifiutare.
Infine rompere l’unità europea voleva garantirsi l’opportunità di trattare con i singoli stati in posizione di forza facendo maggiori profitti ed indebolendo un vicino ingombrante.
L’Europa e gli Usa dal canto loro hanno cercato di tamponare la situazione; ma se da una parte gli Stati Uniti a loro volta non hanno gas da esportare, dall’altra l’Europa non ha una strategia energetica chiara e si è trovata in mezzo al guado senza strade alternative.
Le risposte politiche alla crisi energetica non sono però state all’altezza della situazione, abbiamo così assistito alla corsa ai rigassificatori che stanno già oggi dimostrando la loro assoluta inutilità. Non c’è abbastanza gas per tutti, inutile stendere nuovi tubi o acquistare nuove navi se poi non c’è la materia prima per riempirli.
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Dalle comunità marginali all’economia della risonanza”.
Perché l’anno dell’inazione?
L’ambiente è un tema di attualità solo durante i disastri ambientali.
Invece che cercare nuove strade si è proseguito stampando debito.
Gli investimenti per l’indipendenza energetica sono diventati diversificazione di dittature.
Le strategie di lungo periodo sostituite con l’amministrazione dell’emergenza.
Una classe dirigente delegittimata che punta solo ad auto sostenersi.
2022 Anno dell’inazione
Se dovessi scegliere una definizione per questo 2022 non avrei dubbi, per me è stato l’anno dell’inazione.
Anno dell’inazione non solo per l’assoluta mancanza di risposte all’emergenza climatica, la COP27 ne è un esempio paradigmatico, ma anche per la mancanza di questi temi dal dibattito politico mondiale.
L’inazione politica è lampante ed evidente sotto molti aspetti: manca una capacità di visione e di comprensione degli scenari attuali e una capacità di lettura dei grandi cambiamenti a cui stiamo andando incontro. Mancando la capacità di lettura, manca anche la capacità di azione, la capacità di prendere decisioni non legate alla contingenza, ma che provino a cambiare gli sviluppi futuri del tempo.
Una nuova parola d’ordine: decentralizzazione
Non possiamo però fare previsioni per il 2023 solo analizzando il 2022, altrimenti di cosa stiamo parlando?
Ovviamente non farò previsioni alla Paolo Fox, nessuno può prevedere il futuro, possiamo invece provare a leggere i tempi e fare delle ipotesi.
Ecco allora che la parola “decentralizzazione” potrebbe essere il trend che a partire dal 2023 inizia a consolidarsi come approccio diverso alla realtà e a consolidarsi nelle azioni della popolazione mondiale molto di più di quanto possa apparire oggi.
La decentralizzazione può diventare un nuovo modo di approcciare alle soluzioni dei problemi, un nuovo modo per attivare energie dal basso, senza attendere i farraginosi processi opportunistici di chi ci governa.
Ci sono molti segnali di affermazione di nuovi modelli caratterizzati da forte decentralizzazione dei poteri decisionali; “luoghi” di riflessione ed innovazione che cercano di riscrivere il futuro e le regole della convivenza civile. Proviamo a vederne alcuni esempi.
Un nuovo approccio alla tecnologia
Il 2022 ha visto la prima vera crisi dei social network. Le elezioni Americane sfociate nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 hanno lasciato strascichi fortissimi mettendo in crisi il ruolo stesso di Twitter e degli altri social a causa dell’effetto polarizzazione che causano e spesso spingono.
Ma Twitter non è la sola vittima. Facebook nel 2022 ha perso quasi 3/4 del suo valore in borsa: progetti di rilancio sbagliati, incassi in calo, utenti che appartengono a fasce di età sempre maggiori, giovani che non trovano motivi per frequentare la piattaforma. Facebook è sempre più un luogo poco interessante per boomer polarizzati e annoiati.
La svolta non è stata certo rappresentata da social come Tik Tok il quale rimane una piattaforma molto frequentata, ma con nessun valore reale. La sua anima non è mai realmente nata, il social è un luogo pericoloso per i più piccoli, uno spazio inutile per i meno giovani, un mero spazio di divertimento fine a se stesso, effimero ed inutile nel lungo periodo.
Twitch ed altre piattaforme non sono mai veramente decollate e dopo un periodo breve di successo, dovuto soprattutto al covid, sono ritornate ad essere spazi per nicchie ed usi specifici.
Ma i trend non sono uguali per tutti.
Un social che pare essere in costante crescita, anche se proprio di social non possiamo parlare, è YouTube che diventa sempre più un vero e proprio sostituto della televisione.
Moltissimi produttori di contenuti, dopo aver esplorato altri spazi, sono tornati e stanno tornando su YouTube. Un media che si dimostra sempre più luogo di creazione di contenuti alla portata di tutti. Su YouTube ci si può formare e ci si può divertire, tutto con la stessa facilità. Quello che era la TV negli anni ’70.
Ma la migrazione verso una produzione di contenuti, ed una relativa fruizione, decentralizzata (la falsa promessa mai mantenuta da Facebook ad esempio) non è l’unico segnale.
Un’altra piattaforma sta crescendo in maniera importante e sta cambiando pelle, parlo di Telegram.
Molto più che uno strumento per chattare, come il concorrente diretto WhatsApp, Telegram è oggi un vero e proprio social dove si discute e ci si confronta. Ma è anche un luogo dove giornalisti o semplici utenti raccontano la realtà intorno a loro.
Telegram è diventato un importante strumento per divulgare le notizie dal fronte ucraino ad esempio e cresce in maniera costante grazie alle politiche sulla privacy decisamente più forti e serie.
Nella internet underground intanto proliferano i social network realmente decentralizzati.
Piattaforma gestite direttamente dagli utenti, senza una società privata che ne definisce le regole. Per questo mondo YouTube diviene il luogo dove trovare fondamento e diffusione, dove farsi conoscere e presentare modelli sociali e di business decisamente contro tendenza.
Il connubio tra YouTube e social decentralizzati diviene quindi sempre più potente. Su queste piattaforme la polarizzazione è meno marcata, i dibattiti spesso molto alti, le competenze prendono il sopravvento. Ovvio non è tutto oro ciò che luccica, ma i trend sono in controtendenza.
Grazie a questi strumenti nascono nuovi modelli di business come l’ormai consolidato Value4Value dove tutti possono supportare anche economicamente tutti in funzione della qualità di ciò che viene prodotto o visionato.
Le Comunità Energetiche Rinnovabili, rivoluzione contro i monopoli
In maniera apparentemente casuale lo stesso fenomeno sta accadendo in tema energetico. Il 2022 segna la nascita dell’interesse verso le Comunità Energetiche Rinnovabili. Il modello di aggregazione per la condivisione delle produzioni da fonti rinnovabili vede nell’Europa e nell’Italia i luoghi centrali di questo fenomeno.
L’interesse verso gli “esperimenti” italiani è altissimo un po’ in tutto il mondo e sicuramente è dovuto al mordere della crisi energetica. C’è però un fortissimo “ma” ed è legato alla crescente consapevolezza da parte della popolazione che i nostri politici non siano in grado di trovare strade alternative all’emergenza climatica.
La sfiducia verso il potere centrale, anche in questo caso, pare essere uno dei driver di un nuovo trend.
Abbiamo parlato e parleremo ancora molto di Comunità Energetiche Rinnovabili, qui ci limiteremo a segnalare come esse sono e saranno probabilmente il trend dei prossimi anni.
Perché esse sono di grande interesse per quello che stiamo cercando di dimostrare?
Semplicemente perché colpiscono uno dei luoghi chiave dove il potere da sempre si è “annidato” monopolizzando nelle mani di pochi le decisioni: produzione e distribuzione di energia.
Ormai è dimostrato che il progresso dipende dalla disponibilità di energia a basso costo. Governare la produzione e la distribuzione dell’energia e definirne il prezzo equivale quindi a governare il progresso.
Ciò è vero sia a livello locale che a livello globale e la guerra in Ucraina è stata la rappresentazione evidente di questo concetto.
Se il progresso di una famiglia, di una comunità è legato a decisioni centralizzate che non reputo di valore, allora l’evoluzione naturale è cercare soluzioni alternative. In questo caso le soluzioni alternative sono le CER e paradossalmente questo strumento nasce a livello centrale.
Non è infatti un caso se, dopo l’emissione della normativa, il percorso in Italia si è arenato per almeno tre anni. Forse qualcuno si è reso conto della “pericolosità” dello strumento. Ma ormai i buoi erano scappati dal recinto e la crisi energetica ha accelerato l’interesse dei cittadini.
Insomma nel 2023 ne vedremo delle belle e le opportunità offerte dai modelli di aggregazione e di business di una CER sono in gran parte inesplorati. Ma non basta, essendo assolutamente democratiche e Not For Profit le CER promettono di rappresentare un vero e proprio luogo di creazione del pensiero, di un nuovo modello economico e sociale che potrebbe dare svolte inaspettate al nostro futuro.
Apri la tua comunità energetica partendo dal basso
Abbiamo sviluppato decine e decine di percorsi di innovazione sociale per le finalità più variegate: dalla mera analisi dei bisogni di un territorio alla progettazione di una struttura, dalla identificazione dei servizi mancanti alla progettazione di questi servizi, dalla creazione di imprese di comunità alle comunità energetiche……
La nostra esperienza e quella dei nostri partner in questi ambiti è stata pionieristica. Abbiamo iniziato a parlare di questi temi già nel 2005 quando ancora non esisteva il concetto stesso di innovazione sociale ed abbiamo continuato sviluppando modelli di partecipazione specifici per ogni tema ed ogni situazione.
Se vuoi realizzare un percorso territoriale, se vuoi formarti, se vuoi collaborare con noi perché hai in mente un tuo percorso partecipativo ma non sai da dove iniziare non esitare a contattarci.
Finanza: e se Bitcoin non fosse solo una moneta virtuale?
Nel 2022 Bitcoin è assurto agli onori della cronaca per il suo prezzo e la corsa verso i valori massimi che ha avuto. Ha toccato infatti i suoi massimi a 65.000$ nel luglio 2021 è arrivato a gennaio 2022 al valore di circa 50.000$ per crollare poi in un range tra i 15.000$ ed i 16.000$ attuali. In pochi mesi ha cioè perso quasi il 70% del suo valore.
Moltissimi operatori di settore (BEI, Banca d’Italia, FED, Sole24Ore….) hanno definito Bitcoin un progetto finito, una moneta virtuale che nel 2023 andrà a valore zero, attaccandolo sotto molti fronti ed in particolare per la sua volatilità ed i costi energetici del proof of works (il suo metodo di consenso). Previsioni fatte dalle stesse figure che dopo aver stampato moneta per anni non comprendono da dove arrivi l’inflazione….
Nonostante ciò migliaia di aziende hanno invece continuato ad investire in maniera massiccia in Bitcoin e alcune realtà mondiali (molte delle quali sono di fatto le stesse citate nel capoverso precedente) consigliano a banche, investitori istituzionali e realtà centralizzate di fare scorta di BTC nelle loro riserve. Alcuni stati hanno iniziato a dare corso legale o ad accettare ufficialmente BTC come mezzo di pagamento.
Ma come è possibile? Cosa vuol dire tutto ciò? Perché non c’è nessuna contraddizione in questo comportamento?
Mi riprometto di parlarne approfonditamente di questi temi in futuro, ma vediamo di tracciare per sommi capi cosa non torna.
Innanzitutto BTC non è banalmente una moneta, ma è una rete decentralizzata di computer che notarizzano delle informazioni, scrivono cioè delle informazioni in una blockchain immutabile ed inattaccabile. BTC è un registro pubblico e distribuito di valore energetico. Per scrivere queste informazioni serve energia e quindi BTC è in un certo senso una misura dell’energia, una sorta di unità di misura come lo è il kWh. Attenzione!!!!
Questo registro è distribuito abbiamo detto, è cioè sotto il controllo di decine di migliaia di computer. Per il suo sistema intrinseco un attacco per il controllo di questo sistema costa tantissimo, non è praticabile nemmeno dagli stati, nemmeno da un’organizzazione di stati. BTC è virtualmente incontrollabile.
Un esempio? BTC è stato vietato in Cina, bene la Cina mantiene oggi il 20% della capacità di calcolo della rete mondiale. Clandestinità o BTC di stato?
Un altro aspetto importante da sapere è che BTC è pseudonimo, cioè non è anonimo come si pensa.
La blockchain è pubblica e visibile a tutti, infatti le più grandi truffe in genere vengono scoperte e gli autori prima o poi vengono trovati semplicemente analizzando la blockchain.
Tutto ciò che si dice sul dark web, sulla criminalità è falso. Nessun ladro o malvivente utilizzerebbe un sistema che garantisce a vita e per sempre tracciamento di ogni operazione a chiunque in maniera pubblica. Attenzione 2!!!
Come detto BTC è di fatto una misura di energia perché per scrivere nella blockchain si deve consumare energia. BTC quindi inquina? No BTC non inquina, inquinano i produttori di energia che producono quella corrente che i pc usano per notarizzare le informazioni. Lana caprina? No, vediamo perché non lo è.
Le server farm o i piccoli utenti che minano BTC (stampano le monete e non solo) hanno tanta più convenienza quanto meno costa l’energia utilizzata per produrre un BTC. Ad oggi quali sono le tecnologie che garantiscono prezzi bassi dell’energia? Ovviamente le fonti rinnovabili. Ecco il punto, ad oggi oltre il 60% del network BTC gira grazie ad energia prodotta da fonti rinnovabili. Nessun settore industriale al mondo ha queste performances.
Il sistema delle aziende di mining di BTC è in continua e velocissima migrazione con la nascita di modelli di business molto interessanti ed innovativi come il recupero di gas flare, l’utilizzo dell’energia termica dei vulcani, il ripristino di dighe dismesse ed altre soluzioni innovative.
Ma allora perché si parla costantemente dei danni ambientali del network di BTC? Attenzione 3!!!
Ultime informazioni per provare ad unire i puntini. BTC è non inflazionabile e non è controllabile. Esisteranno 21.000.ooo di BTC nel 2140, impossibile produrne uno in più o uno in meno. Tale informazione è immutabile.
Il sistema finanziario mondiale si basa sul gioco tra inflazione e tassi di interesse modulati alla bisogna dagli stati. Tutta l’economia attuale si basa su ciò, sul potere da parte degli stati di decidere il valore del denaro e di definire quanto denaro circola. Stampare denaro è lo strumento principe per il governo dell’economia moderna.
BTC sottrae tale potere al mondo e lo immette in un algoritmo immutabile. 21.000.000 di BTC, non modificabili da nessuno. Usare BTC vuol dire spostare i centri di potere, decentralizzare lo strumento di scambio di valore che ad oggi sono le monete di stato.
Altro aspetto interessante è che ad oggi sono stati “stampati” oltre 19.000.000 di BTC, monete che sono nelle mani soprattutto di piccoli e piccolissimi investitori. Il mondo della grande finanza sta correndo ai ripari cercando di acquistarli. Ma per loro rimangono le briciole, solo 2.000.000 da qui al 2140. Capisci ora il perché di una demonizzazione dello strumento? Attenzione 4!!!
Comunità locali: cambiamo le regole del gioco
E siamo arrivati al passaggio che più spaventa tutti, l’eliminazione totale del gas dalla nostra famiglia.
Stesso discorso fatto sopra, se le famiglie si staccano dal gas e iniziano a prodursi l’energia elettrica da soli non dipendono più da un’unità centrale per i costi. Questo è ormai chiaro a tutti.
Ora grazie alle CER ciò è fattibile in maniera molto veloce e con costi decisamente abbattuti perché ci si può muovere in gruppo e perché lo stato, per ridurre la dipendenza dalla Russia incentiva questi percorsi.
Ma come detto fin ora, quando si attivano questi processi si sa da dove si parte, ma non si sa dove si arriva e questo spaventa molto chi ha potere consolidato…il potere di tenerci attaccati ai tubi del gas.
Politica: il suicidio di un modello
Se hai letto il mio libro sai di cosa parlo, non mi dilungherò molto perché credo che la situazione sia lampante e sotto gli occhi di tutti.
La politica, soprattutto in Italia, ha perso enormemente di credibilità. Sempre meno persone votano, coloro che votano sono sempre più legati alla fedeltà ed alla militanza. Sempre più persone si disaffezionano e si allontanano dai partiti e dalla politica praticata.
Questo continuo e costante percorso di allontanamento dalla politica non coincide però con una disaffezione della pratica di attività a valore sociale che, seppur con il forte colpo subito dal periodo acuto della pandemia da Covid, continua a impegnare persone in battaglie sociali specifiche e di valore.
Oggi ricominciano a crescere gruppi che si organizzano per surrogare alle mancanze della politica e che cercano di fare pressione sulla politica e, paradossalmente, sempre più spesso le decisioni che i partiti prendono avvengono su pressioni dal basso mascherate da attenzione ed ascolto.
La politica è a mio avviso in una fase di avvitamento e senza una seria e profonda innovazione dei modelli organizzativi e di consenso non potrà che implodere. Lo abbiamo già visto in passato e la storia non mente mai.
Previsioni 2023: le mie sono sbagliate!
Come vedi sono molto scettico sul futuro istituzionalizzato (se così vogliamo chiamarlo) cioè sul futuro sulle prospettive di un futuro costruito dal centro. Credo invece che la parola d’ordine per il 2023 sarà decentralizzazione, e non credo di sbagliarmi di molto affermando ciò. Credo che sempre più spazio e potere sarà preso (non ceduto) dalla periferia dei centri di comando.
Ma non possiamo aspettare che il sistema imploda da sé, dobbiamo cercare di prendere in mano il futuro e riscriverlo.
In questo lungo articolo ti ho parlato solo degli aspetti che a me colpiscono di più dei fenomeni centrifughi che pian piano sis tanno instaurando nella società. Molto altro è stato tralasciato, ma meriterebbe molta attenzione. Nel mondo delle startup c’è ad esempio una vivacità estrema su questi temi e molti modelli sociali o di business si stanno adattando velocemente a quella che pare essere una strada alternativa ai modelli che abbiamo costruito nell’ultimo secolo.
Mettendo insieme tutti questi cambiamenti il “disegno” del dove stiamo andando o potremmo andare a me pare chiaro, come sono chiare le opposizioni e le forze contro questa mutazione radicale.
Fare previsioni è pura follia, ecco perché questo giochino lo concludo dicendo che le mie previsioni sono sbagliate. Chiunque si avventuri oggi in previsioni di lungo periodo non ha speranza di prenderci, meglio affidarsi agli oroscopi. I tempi che viviamo sono estremamente mutevoli e basta uno zefiro per far cambiare rotta ad un mercantile.
L’unica cosa di cui possiamo essere certi è che il futuro sarà molto diverso da quello che è stato il nostro passato, a noi fare in modo che ciò abbia un’accezione positiva.
Buon 2023 a tutti