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Cosa è una Comunità Energetica
Ti chiedi cosa è una CERS? Sei nel posto giusto. Ne ho già parlato in questo articolo sul mio sito, ma questo è un corso pensato apporitamente per chi vuole diventare Promotore di Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali. Buona lettura.
Sicuramente avrai sentito parlare di comunità energetiche, gruppi di autoconsumo e molte altre sfumature di queste definizioni. Un po’ meno forse di comunità energetica rinnovabile e solidale. Ma prima di parlare dei concetti più avanzati cerchiamo di comprendere le basi. Di normativa e di contenuti tecnici ne parleremo più avanti. Qui proviamo a fare una panoramica delle caratteristiche principali di questo modello di aggregazione socio-economico.
Una comunità energetica non è altro che una forma di associazione libera tra persone o imprese che ha come base la condivisione della produzione e dei consumi di energia. Pensala come un accordo tra diverse persone che ad un certo punto decidono di mettere insieme i loro impianti di produzione e di consumo.
Pensa se fosse possibile trasferire tutti i nostri elettrodomestici sotto un unico capannone. Sicuramente molto scomodo, ma dal punto di vista energetico molto più efficiente, avremmo un unico luogo dove gestire tutti i consumi.
Se poi su quel capannone mettessimo anche tutti i nostri impianti fotovoltaici avremmo un unico punto di produzione ed un unico punto di consumo. Avremmo ottimizzato tutto il sistema.
Ora è evidentemente molta scomoda come situazione. Non puoi certo recarti in un capannone fuori città ogni volta che devi prendere una bottiglia di acqua fresca. Diviene invece facilmente comprensibile se pensi alle persone che per vari motivi non possono installare un impianto fotovoltaico. Avere un tetto molto grande permetterebbe a tutti di approfittarne e fare il loro pezzetto di impianto.
Ecco le Comunità Energetiche Rinnovabili superano questo esempio estremo e rendono di fatto possibile tutto ciò, ma senza trasferire nulla.
Il modello è però esattamente questo: tramite soluzioni software possiamo condividere i nostri impianti fotovoltaici come se fossero uno solo, possiamo installare impianti su tetti di terzi ma considerare la produzione a nostro carico, possiamo condividere i consumi di tutti i soci di una comunità come se fossero di una singola famiglia o impresa.
Otteniamo interessanti economie di scala, riceviamo un importante incentivo sull’energia che ci autoproduciamo e consumiamo in comunità, il tutto in maniera trasparente per noi perché a farlo è il GSE (gestore dei servizi elettrici) tramite i nuovi contatori elettronici.
Perché rinnovabile?
Le Comunità Energetiche in Italia ricevono uno status speciale e sono riconosciute ed incentivate dallo stato se la loro energia è prodotta da impianti a fonti rinnovabili di proprietà o gestiti da loro in via esclusiva.
Di fatto le CER sono una via alla transizione energetica del nostro continente promossa e realizzata dal basso. Un modo per permettere ai cittadini di contribuire a questo importante obiettivo.
Oltre agli obblighi della normativa europea ed italiana che non ammette per queste comunità l’uso di fonti non rinnovabili, c’è da considerare il fatto che oggi sul mercato nessuna fonte energetica è conveniente come le fonti rinnovabili. Produrre energia solo da fonti rinnovabili risulta quindi un elemento “egoistico” di convenienza.

Perché solidale?
Il tema delle CER è molto dibattuto e sicuramente è difficile definire un ambito che sia univoco.
Quando nei primi anno 2000 nacque il conto energia per gli impianti a energia rinnovabile ci fu un enorme boom di tale tecnologia e in pochi anni l’Italia raggiunse performance che ci portarono ad essere la nazione più virtuosa d’Europa. Ancora oggi godiamo di quanto fatto in quegli anni.
Ma quel conto energia ebbe un grosso problema: gli incentivi.
All’inizio gli incentivi erano molto alti e ciò aveva senso, serviva a lanciare una tecnologia ancora molto immatura e costosa.
Con il tempo gli incentivi iniziarono a calare, ma non in maniera organica e programmata. Lo fecero più per scelte politiche scellerate e caratterizzate da ignoranza e incapacità di comprendere lo strumento e le opportunità
Di fatto nei primi anni il conto energia si trasformò più in uno strumento finanziario al limite dello speculativo che in uno strumento di lotta alla crisi energetica che di lì a poco avremmo vissuto (si era già ben noto a chi operava nel settore il problema dell’approvvigionamento del gas).
Quando gli incentivi cessarono si fermò il mercato. Banalmente ciò fu un non senso perché gli impianti erano giunti o quasi alla grid parity, cioè l’energia prodotta era conveniente anche senza incentivi. Ma si era fissato nella testa delle persone il tema dell’utilità speculativa che blocco il settore.
Ecco perché oggi dobbiamo evitare assolutamente di ripetere gli stessi errori. Le CER non possono e non devono essere uno strumento speculativo.
Inoltre la crisi energetica del 2022 ha evidenziato come ci sia una fascia di popolazione italiana in povertà e che si trova di fronte all’impossibilità di pagare i costi energetici quando questi esplodono. La povertà energetica è emersa con tutti i suoi rischi e problemi.
Le comunità energetiche e solidali possono, grazie alla creazione di una commmunity coesa, risolvere questi problemi utilizzando gli incentivi come strumenti per creare ricchezza e nuovi modelli di business non speculativi per tutti. Chi ha capacità di investire può e deve attendersi un giusto ritorno, chi non ha capacità di farlo può vedere un una CERS uno strumento di aiuto.
Questo modello può permetterci di lottare anche contro tutti i problemi sociali che stiamo vedendo in questi anni e che scoprirai nelle prossime lezioni.