Lasciamo spazio all’innovazione sociale a scuola
Questa mattina, come ogni mattina da più di due anni, ho accompagnato mia figlia per la sua giornata di scuola. Una terza media come tante a Ravenna o nelle città della provincia italiana. Come capita ogni tanto, raramente, appena sceso dall’auto che parcheggio abbastanza distante, ho sentito urla e risate. Segnale inequivocabile: sciopero in atto, chiamata delle classi con insegnati assenti e relative urla di festeggiamento di chi può tornare a casa. Anche se c’era qualcosa di strano, l’orario…e poi non mi tornava lo sciopero…
La scuola Mario Montanari ha una siepe di recinzione alta circa 2m, finchè non svolti in via Aquileia (dove c’è l’ingresso) è impossibile vedere cosa accade. Le urla erano però persistenti e man mano che mi avvicinavo erano distintamente continuative ed insolite. Appena voltato l’angolo, la sorpresa. 10 ragazzini correvano come matti dietro ad una pallina da tennis e per strada 4 zaini a delimitare le due porte. Sono 11 anni che accompagno prima una poi l’altra figlia davanti le scuole elementari e poi le medie. Non mi era mai successo, a Ravenna. Scena tipica della mia infanzia o di paesini di campagna.
Lasciamo che i ragazzi si riapproprino delle strade
L’innovazione sociale non esige strumenti e investimenti importanti (o almeno non sempre), l’innovazione sociale a scuola è spesso fantasia e creatività. L’innovazione sociale a volte è una strada chiusa, una pallina e 4 zaini per terra.
Ma perchè una semplice partita di calcetto durata meno di 10 minuti è innovazione sociale?
Innanzitutto i ragazzini hanno deciso di sfruttare uno spazio chiuso allle auto durante le mezz’ora antecedente l’ingresso. Un progetto di riappropriazione degli spazi urbani per aumentare la socialità e le relazioni, senza progetto e senza sovrastrutture. “Giochiamo a calcio? Si da…..” come unico elemento progettuale. Un progetto non voluto, non ideato, non ipotizzato. Nato dal basso. Estemporaneo. Sono anni che quella strada viene regolarmente chiusa, ma stamattina è scattata una scintilla nuova, chissà quale. Chissà perché.
Gli adulti si sono fermati a guardare, osservare, divertirsi, qualcuno ha accennato un piccolo urletto di tifo. L’innovazione sociale è contaminante e si espande. Nessuno ha pensato: attenzione, nell’altra corsia passano le auto; attenzione a non correre troppo, sudate; attenzione a non cadere o a non farvi del male. Tutti guardavamo divertiti.
L’innovazione sociale va individuata e protetta
Ora questa scintilla nata per caso dovrebbe essere protetta ed alimentata. Non a caso un progetto voluto dalla PA davanti ad un’altra scuola, non ha avuto risultati esaltanti. Campo da calcetto realizzato in prato sintetico, porte regolari, strada chiusa. Nessuno o quasi ci ha giocato, se non stimolato. Qui, ora, la scintilla è scoccata. Ci vorrebbe subito un’azione di protezione e cura di questa scintilla. Ci vorrebbe qualcuno che allargasse l’orario di chiusura, qualcuno che domani mattina rigettasse tra i ragazzini una pallina da tennis, ci vorrebbe uno stimolo perchè questo evento estemporaneo possa diventare una moda, un’abitudine e una, due, tre partite si possano giocare davanti a tante scuole. Ci vorrebbe l’estensione della chiusura della strada all’uscita di scuola quando tanti ragazzini rimangono almeno fino alle 13.30 ad attendere i loro genitori, parcheggiati sul lato della strada riaperta al traffico. Ci vorrebbe la voglia di far diffondere quelle urla per la citta, dandole i colori dell’innovazione sociale, creando a zero costi percorsi di innovazione sociale a scuola. Scommettiamo che migliorano anche i rendimenti, i voti e le relazioni sociali?