Cos’è una Comunità Energetica?
Come fare una comunità energetica nell’anno dell’aumento stratosferico delle bollette? Può essere una soluzione ai problemi economici di famiglie ed imprese? Quanto tempo ci vuole per fare una comunità energetica? A queste ed altre domande risponderemo in questo articolo. Ma andiamo per gradi e prima di capire come fare una comunità energetica cerchiamo di capire cosa sia e perché costituirla.
Una comunità energetica o meglio una Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) è un’associazione tra cittadini e/o imprese che decidono di mettere in comune le loro produzioni (da FER) ed i loro consumi energetici per accelerare la transizione ecologica del nostro paese dal basso e, al tempo stesso, ottenere importanti risparmi economici abbattendo i costi in bolletta.
Di fatto una CER è un soggetto giuridico riconosciuto dalla legge italiana che deve avere una finalità ambientale e sociale, deve avere una governance democratica ed una finalità not for profit.
I punti precedenti li può raggiungere di fatto costituendosi in una forma assimilabile ad un ETS (nostra esemplificazione per far comprenderne gli ambiti, non è necessario costituirsi o essere riconosciuti ETS) o creando una cooperativa che abbia nello statuto la finalità di apportare ai soci vantaggi economici, ambientali e sociali attraverso la produzione da FER e l’autoconsumo, deve inoltre permettere a chiunque di diventare socio senza barriere all’ingresso se non quanto previsto per legge.
I criteri minimi per la governance di una comunità energetica devono essere i seguenti:
- Nessun sistema di controllo verticistico, la governance è tra pari
- Deve essere un soggetto indipendente da terzi (nessuna società o persone che la controllano)
- Il fine deve essere un’attività not for profit
- Deve esplicitamente avere fini e vantaggi ambientali, sociali ed economici per i soci ed il territorio in cui opera
La scelta della forma sociale e la scrittura dello statuto sono attività relativamente semplici, ma è sempre bene appoggiarsi ad esperti e professionisti indipendenti. Inutile dire che se ci si rivolge ad una centrale cooperativa verrà proposta questa forma e così via. Evitiamo di appoggiarci a tali realtà, almeno all’inizio, perché esse hanno più l’obiettivo di aggiungere tessere e vendere servizi che di progettare realmente il bene di un territorio.
Una volta che le idee del gruppo sono chiare sarà più facile rivolgersi ad un esperto e sarà più facile individuare l’esperto di riferimento sul territorio.
L’importanza di un progetto sociale
Lo sviluppo di modelli sociali a valle della costituzione di una comunità energetiche rende il territorio più vivo, coeso e economicamente molto più interessante
Ma tecnicamente come funziona una comunità energetica?
Dal punto di vista tecnico aprire e gestire una comunità energetica è molto semplice:
- I soci mettono in comune gli impianti
- I soci autoconsumano l’energia rinnovabile prodotta
- Lo stato incentiva economicamente l’autoconsumo
- La CER investe gli incentivi per fini sociali ed ambientali del territorio e dei soci
Sembra tutto facile, ma ci sono alcuni passaggi importanti da comprendere, in particolare relativi alle modalità specifiche, alle dimensioni ed alle relazioni tra soci e stato (comunità energetiche normativa 2022 sul sito GSE).
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Dalle comunità marginali all’economia della risonanza”.
Come fare una comunità energetica? Vediamo gli aspetti tecnici
1. La costituzione
A nostro avviso il modo migliore per arrivare alla costituzione di un ente che venga poi “registrato” come comunità energetica è quello di coordinarsi autonomamente dal basso. Può sembrare il percorso più complesso e difficile, ma in realtà è quello che pone le migliori basi per un futuro certo e solido.
Una comunità energetica può essere ad esempio una cooperativa sociale (o un’altra impresa sociale) che viene costituita in maniera standard presso un’associazione di categoria tra alcuni promotori e che poi via via si allarga. Può essere un’associazione che parte come mero gruppo di approfondimento e poi cerca la strada migliore per far nascere la CER ufficiale.
Il primo modello tende in questo modo ad avere tutti i percorsi costitutivi standard e non calibrati sulle specifiche esigenze dei fondatori. L’ente a cui ci si appoggia ha tutto l’interesse di massimizzare il suo profitto utilizzando modelli pre-esistenti. Ma una vera CER nasce e si modella sulle esigenze specifiche di un gruppo e di un territorio e non può mai essere standard. Molte realtà finiscono per implodere nel tempo proprio a causa di una scarsa aderenza alle reali necessità dei soci.
Un altro problema di un percorso “tutelato da un ente” è legato alle evoluzioni della realtà: nel tempo le esigenze variano anche in maniera molto importante ed una realtà standardizzata e costretta nei canali statici di un’associazione di categoria molto spesso non è in grado di adattarsi. Di nuovo il risultato è quello di trasformarsi ben presto in un soggetto con dinamiche più simili ad una riunione di condominio che ad una associazione coesa ed innovativa.
Una CER deve operare in sintonia per almeno 20 anni, la costruzione di una base coesa è fondamentale e non è certo una competenza ed un obiettivo che hanno la stragrande maggioranza delle associazioni di categoria. Per ottenere questo tipo di risultato è molto più utile lavorare insieme e strutturare ogni progetto dal basso. Se non si hanno le capacità meglio rivolgersi ad un professionista della progettazione partecipata, saranno soldi ottimamente investiti (e magari l’ente pubblico avrà tutto l’interesse di finanziare questo percorso).
Avviare un percorso di progettazione partecipata, magari formando due o tre promotori ha numerosi vantaggi oltre a rendere più stabile e duraturo il processo di sviluppo della comunità stessa.
2. Gli impianti e la produzione
Per partecipare ad una comunità energetica si deve possedere direttamente o in quota un impianto fotovoltaico installato non prima del 2020.
Gli impianti a fonte rinnovabile devono essere controllati o di proprietà della CER e ogni impianto non può essere superiore ad 1 MW. Gli impianti possono avere sistemi di stoccaggio e possono essere dati in gestione a terzi purché tale gestione sia sotto il diretto controllo della CER stessa.
Un punto ancora da risolvere è la zona di auto-consumo. L’obiettivo è di giungere alla cabina primaria o al territorio comunale (o di unione di comuni per piccole realtà), ma al momento siamo ancora in attesa dei decreti attuativi che dovrebbero anche intervenire sull’incentivo economico e altri dettagli di secondo piano.
L’energia in eccesso può venire ceduta in rete (venduta) o stoccata in un sistema di accumulo e consumata in orari di carenza produttiva.
Un aspetto importante è legato allo sviluppo ed all’innovazione dei sistemi energetici dei soci. La CER deve avere anche un piano di sviluppo in cui sia chiaro l’investimento della stessa nel miglioramento degli impianti di produzione o di consumo. La CER quindi non è una realtà statica, ma una vera realtà imprenditoriale della sostenibilità e della produzione energetica rinnovabile.
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Come fare una Comunità Solare
Le Comunità Solari sono un progetto privato sviluppato a partire dal 2005 dal prof Leonardo Setti. Il modello è molto simile ma basato più su un’adesione volontaria di imprese e cittadini che su di un processo gestito dall’ente centrale.
Una comunità solare prevede la presenza di due soggetti:
- Cittadini, che aderiscono con o senza impianti fotovoltaici
- Imprese, che aderiscono con o senza impianti fotovoltaici
Per attivare una comunità solare servono alcuni cittadini e almeno una impresa.
Ogni soggetto aderente potrà essere:
- Consumer: non ha un impianto fotovoltaico, ma vuole risparmiare usando solo energia verde prodotta localmente. Grazie a questo progetto un consumatore netto può risparmiare fino al 24% del costo energetico in bolletta, consumando solo energia verde e partecipando alla governance dell’associazione. Potrà accedere inoltre ai tanti servizi del Centro per le Comunità Solari e dei servizi che saranno attivati localmente.
- Prosumer: ha un impianto fotovoltaico e mette la sua energia a disposizione del territorio. Può abbattere fino al 46% i suoi costi in bolletta mettendo a disposizione il suo impianto per tutti i soci della comunità. Come il precedente potrà accedere ai servizi attivati.
- E-driver: ha un’auto elettrica e vuole caricarla con energia verde locale e a basso costo. Potrà accedere ai community charger delle comunità solari presenti in Italia abbattendo fino all’85% i costi di ricarica, richiedendo inoltre community charger nel suo territorio.
- Impresa: vuole sviluppare progetti di responsabilità sociale migliorando la reputazione del suo brand. Un’impresa può installare impianti fotovoltaici abbattendo i suoi costi energetici o mettendo a disposizione della comunità la sua produzione solare, può contribuire ad installare dei community charger, può fare altre attività di valore per l’associazione ottenendo ritorni in termini di immagine e di responsabilità sociale di impresa, può ottenere un vantaggio economico se prosumer. Tutti i costi sostenuti a vantaggio della comunità sono deducibili per l’impresa.
Come nasce una comunità solare?
Una comunità solare non ha bisogno di essere costituita formalmente in quanto i cittadini e le imprese entrano in un processo già avviato con regole e modalità di gestione già definite e consolidate nel tempo.
Una volta che una persona aderisce al centro diviene Cittadino Solare e può accedere ai benefici dedicati ai soci. Dal momento che nella stessa città aderiscono più cittadini solari si può attivare una comunità solare. Per farlo verranno ricercate delle imprese che vorranno aderire (lo potranno fare i cittadini solari o il centro con il suo personale) e saranno organizzati incontri informativi sul territorio.
Raggiunto il bilanciamento utile alla creazione di una comunità si potrà partire. Tutti gli aderenti riceveranno degli smart meter (dietro pagamento di una quota per l’acquisto dello strumento), cioè dei misuratori che permetteranno di collegare i consumi e le produzioni tra di loro. In questo modo l’applicativo del centro potrà calcolare i vantaggi in bolletta per ogni cittadino.
Periodicamente i cittadini riceveranno tutte le informazioni del caso e potranno collegarsi alla piattaforma per modulare i loro consumi e ottimizzare i vantaggi. Inoltre i cittadini periodicamente si potranno riunire per definire come investire eventuali utili o migliorare la loro situazione locale.
Meglio una Comunità Energetica o una Solare?
Ora che hai capito come fare una comunità energetica e solare la domanda sorge spontanea.
A questa domanda però non si può rispondere generalizzando. Le due soluzioni non sono alternative ed anzi offrono sinergie decisamente interessanti e i vantaggi sono cumulabili. Ma allora quale fare o quale fare prima? La scelta dipende un po’ dalle situazioni locali e quindi vediamo pro e contro di ognuna di esse:

Pro Comunità Energetica
- Riceve incentivi statali
- È organizzata secondo regole definite da uno statuto e dei regolamenti
- I costi sono legati alla forma aggregativa che si sceglie
- Hanno durata ventennale
- Incentivi e costi arrivano direttamente in bolletta e conto corrente della CER
- Hanno bilancio e sistemi di controllo tipici dei soggetti giuridici
Contro Comunità Energetica
- Mancano alcuni decreti attuativi e quindi c’è un margine di incertezza su alcuni aspetti
- La forma societaria può essere costosa e complessa da gestire
- La domanda al GSE e le relative pratiche hanno un costo iniziale
- Sono ammessi solo soggetti con impianto fotovoltaico installato a partire dal 2020
- Non sono ammessi impianti maggiori di 1 MW
Pro Comunità Solare
- I risparmi e i relativi vantaggi sono gestiti a livello locale
- Il format organizzativo è definito e viene adattato localmente per le specifiche esigenze
- Nessun costo iniziale se non l’adesione all’associazione e l’acquisto dello smart meter
- Tempi di attivazione immediati
- Risparmi in bolletta
- Nessun influsso da normative o enti nazionali
- Nessun limite impiantistico, si può partecipare anche senza essere produttore
Contro Comunità Solare
- Vantaggi possono essere più limitati e comunque non sono garantiti nel tempo in quanto definiti da adesioni volontarie di aziende
- I soci (o il centro per loro) devono essere proattivi per mantenere la comunità solare operativa e funzionale
- Regole di partecipazione meno strutturate e definite in maniera rigida
- Non si costituisce un soggetto giuridico specifico per territorio
In conclusione non esiste come detto una soluzione ideale se non quella di attivare entrambe i percorsi in funzione delle specificità locali. Sicuramente se il gruppo iniziale non ha caratteristiche impiantistiche eleggibili, la scelta di attivare una comunità solare è obbligata almeno inizialmente.
L’attivazione di una comunità solare può essere un elemento di pressione verso enti o associazioni o il comune stesso per attivare risorse per una comunità energetica ad esempio.
In alternativa la comunità energetica può essere uno sbocco veloce e profittevole subito se si hanno i requisiti e a seguire si possono destinare parte dei risparmi per l’adesione ad una comunità solare, ad esempio, usufruendo dei benefici che il network offre.
Le opportunità e gli incastri possibile sono tanti, sta al gruppo originario scegliere la strada migliore.
Voglio saperne di più, voglio attivare un percorso nel mio territorio
Ok ora che hai capito come fare una comunità energetica e solare forse ti sarà venuta voglia di avviare un percorso nel tuo territorio.
Ben, per farlo puoi muoverti con estrema semplicità studiando il processo che stiamo facendo noi, contattandoci o rivolgendoti ad un professionista nel tuo territorio o al Centro per le Comunità Solari.
Online trovi moltissima documentazione ed il processo non è difficile, parti da questa guida del GSE.
Attenzione solo a come lo avvi. A nostro avviso il percorso ideale prevede almeno questi step:
- Informare i cittadini sulle opportunità e i passaggi (puoi invitarci lo facciamo su tutto il territorio nazionale)
- Individuare un gruppo motivato con cui partire
- Darsi ruoli e compiti ed iniziare ad approfondire la strada migliore
- Fare un piano di azione
- Avviare il modello più vantaggioso
- Investire i primi utili sul territorio in modo da sensibilizzare i cittadini ed allargare l’adesione
Questo percorso, abbiamo visto nel tempo, permette di ottenere numerosi vantaggi e risparmiare costi e tempi. Non possiamo non dirti che appoggiandoti a persone di esperienza e con competenza il tutto diviene molto semplice e veloce.
Se vuoi ricevere aggiornamenti sul nostro progetto non devi fare altro che iscriverti alla newsletter sotto, anche se non sei di Ravenna potrai imparare e seguire il nostro esempio e soprattutto non ripetere i nostri errori.
A presto e buon risparmio in bolletta.
Perchè sul sito del GSE si continua a dire che nelle comunità energetiche non possono far parte impianti maggiori di 200 kW mentre da voi, e in tanti altri siti, si parla di impianti inferiori a 1MW? grazie
Gentile Silvio è una questione di comprensione tecnica di cosa si intende con impianto. Al momento la potenza massima installabile da una CER è di un MWp ma questa potenza può essere raggiunta solo con 5 impianti da 200kWp cadauno come potenza massima salvo alcune specifiche opportunità che potrebbero essere aperte con il bando agrivoltaico e altre soluzioni simili. Al momento la situazione è questa, ma aspettiamo i decreti attuativi nella speranza che ciò sia corretto.