Cosa si significa città sostenibile?

Si parla spesso e molto di città sostenibile, di eco-design delle città o dell’eco-sostenibilità di una città come di fattori che dovrebbero entrare nel dibattito comune per orientare le scelte politiche territoriali. Molto spesso però tale dibattito è fine a se stesso e raramente si entra nell’individuazione di strumenti e politiche degne di questo nome.

Proviamo a fare un approfondimento sul tema e comprendiamo i temi basilari per un percorso urbano verso la sostenibilità.

Una vera definizione di città sostenibile non esiste e quindi è difficile tracciarne un profilo unico e definito. Forse però questo è un bene prima di tutto per lo sviluppo urbano, sociale ed economico delle città.

Quando si parla di sostenibilità si devono utilizzare tre approcci: sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Non approfondiremo tali aspetti che sono già ampiamente discussi in questo sito.

Il tema della sostenibilità di una città e l’identificazione della sua reale accezione va ricercata caso per caso, territorio per territorio. Possiamo però affermare che una città è sostenibile se è integrata nel suo territorio e nel suo contesto e se cerca di vivere in armonia con esso.

Ciò significa che sin dalla pianificazione territoriale e dei relativi servizi connessi, si dovrebbe tenere conto di come gli spazi possono essere vissuti dalle persone e come possano integrarsi con la vita di una comunità, di come ogni elemento possa essere utile ad eliminare gli impatti e le barriere.

Il processo di pianificazione dovrebbe chiudersi con la scelta delle soluzioni tecnologiche che si possono innestare nel processo per renderlo funzionale agli obiettivi che ci si è dati. Mai il contrario e cioè la tecnologia non deve essere fine, ma strumento.

Se vogliamo tornare a definire il concetto stesso di sostenibilità abbinato ad una città, dovremmo pensare alla città come ad un ecosistema che riesce a vivere in armonia e a generare qualità della vita e qualità dei luoghi.

Tutta una questione di responsabilità

Nessuno può risolvere da solo tutti i problemi, le soluzioni esistono se partecipate e condivise, soprattutto se si vuole creare una città sostenibile.

Aspirare alla perfezione è inutile, partire oggi anche con piccoli passi, ma aspirare a grandi obiettivi è l’unico modo per raggiungere un risultato adeguato

Inutile leggere articoli, commentarli al bar e non agire. Oggi devi fare la tua parte. Iscriviti al mio canale, impara e diventa più sostenibile, contamina chi ti sta vicino, utilizza le tue competenze per cambiare il futuro.

Investi in formazione ed in sostenibilità, in qualunque forma. Oggi che tu sia un cittadino o un imprenditore i soldi investiti in sostenibilità sono quelli che ti porteranno i migliori vantaggi nel breve e nel lungo periodo.

Quali sono i requisiti per essere una città sostenibile?

Come abbiamo visto la sostenibilità non è un elemento definibile a priori e valido in maniera identica ovunque e comunque. Ogni realtà ha un suo punto di caduta che la rende sostenibile e ciò è valido anche per gli agglomerati urbani. Vediamo allora su cosa concentrarsi per procedere verso un percorso di sostenibilità urbana efficace:

  • Progettazione urbana: la sostenibilità è un concetto che si raggiunge in maniera dinamica. Progettare costantemente soluzioni migliori rispetto a quelle esistenti è la sfida da perseguire
  • Promuovere la socialità: un territorio coeso e socialmente solido è un territorio che può vivere meglio, affrontare le crisi e strutturare il suo agire in maniera sana e quindi sostenibile
  • Progettare cicli chiusi: si deve agire quando si programma o si progetta una soluzione, non dopo. Iniziare a pensare ad ogni intervento come ad un percorso per ottenere cicli delle materie chiusi (economica circolare) è un fondamentale punto di partenza se si vuole ottenere la piena sostenibilità di un territorio
  • Destinare risorse: nessuno dei decision makers dovrebbe astenersi dal dedicare corpose risorse alla sostenibilità. Non è una questione di responsabilità sociale (o almeno non solo), ma di vero e proprio investimento verso il futuro

Si tratta di quattro punti estremamente ampi, ma che dovrebbero essere sempre nella mente di coloro che hanno potere decisionale ed in grado di governare i cittadini.

Esempi e modi per diventare una città sostenibile

Gli approcci alla sostenibilità urbana possono essere tanti quante le città stesse ed è un bene che sia così. Di fatto ogni realtà dovrebbe identificare un suo percorso ed un suo piano di sviluppo sostenibile del territorio. Ogni città è una realtà unica ed irripetibile e su di essa deve essere svolta una progettazione specifica.

Siamo ben consapevoli che per mettere in difficoltà uno scolaro è sufficiente dargli come esercitazione un tema libero. La difficoltà cresce perché oltre a sviluppare una traccia si deve anche comprendere l’obiettivo ed il gusto dell’insegnante. Ecco questa è forse la sfida più importante quando si avvia una progettazione, iniziare a riempire un foglio bianco.

Per questo, e non solo, le Nazioni Unite hanno prodotto un documento, o meglio un persorso, che rappresenta la pietra miliare per l’approccio alla sostenibilità: i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile anche noti come Agenda 2030.

I 17 goals rappresentano un vero e proprio percorso guidato verso la sostenibilità. Un progetto che mira ad aiutare chiunque nella creazione di un proprio piano di sviluppo sostenibile al 2030

Inutile nascondere che per le piccole realtà serve un supporto specifico ed in articolo specifico abbiamo iniziato un percorso che vedrà nel 2021 il dispiegamento, da parte nostra, di molte risorse per aiutare chi volesse sviluppare un loro piano per lo sviluppo sostenibile. Di questo ne parleremo più avanti.

L'ultima porta disponibile

Siamo ben consapevoli che la strada verso la sostenibilità è stretta e non lascia possibilità a ripensamenti. Il Covid19 ha lasciato e sta lasciando macerie enormi nella nostra società, ma da queste macerie fioriscono le opportunità per una nuova rinascita.

Per questo abbiamo deciso che il 2021 deve essere per noi l’anno dell’impegno massimo nello sviluppo di progetti sulla sostenibilità.

Stiamo progettando e mettendo in atto numerosi strumenti per sviluppare progetti che aiutino tutte le realtà ad essere sempre più sostenibili. Ma da soli non possiamo farcela, il tuo aiuto è fondamentale.

Contattaci e sostienici, chiedici un intervento sulla tua realtà, presentaci un progetto che vorresti diffondere, segnalaci casi a cui dare visibilità…. i modi per contribuire a questo percorso sono tanti.

L’unica cosa che non possiamo permetterci è fare a meno del tuo aiuto.

come essere sostenibili

1. Il punto di partenza: Consumo di suolo zero

Uno dei problemi più importanti nel nostro paese è il tema del consumo di suolo. L’edilizia è forse uno dei settori più impattanti in generale, ma è anche uno dei motori dell’economia. Quindi come conciliare le due cose?

In realtà le soluzioni sono più semplici di quello che potrebbero apparire.

Negli anni si è consolidato il presupposto errato che l’edilizia sia essenzialmente nuova urbanizzazione e nuove opere. Ciò ha comportato una crescita delle aree urbane sempre più ampia con periferie che si sono espanse all’inverosimile, mangiando ettari ed ettari di terreno fertile e di aree verdi naturali.

L’espansione urbana però causa problemi enormi per le stesse città perché aumentano tantissimi costi diretti ed indiretti. Un’area urbana di grandi dimensioni ha costi che raramente sono sostenibili per attività normali quali la manutenzione stradale o i servizi essenziali (mobilità, collegamenti infrastrutturali, servizi primari quali scuole e sanità).

Città che si espandono in enormi periferie inoltre presentano problemi anche nei centri storici che pian piano si spogliano di servizi e divengono luoghi di degrado ed abbandono. Man mano che la vita si sposta verso la periferia, il centro diviene oggetto di pendolarismo e e si impoverisce.

Anche quando il centro riesce a mantenere elementi di attrazione con la presenza di servizi, risulta però legato ad essi e non ad una vera vita sociale. Tutto ciò, di nuovo, impoverisce il tessuto urbano scaricando costi sempre crescenti sulla collettività.

D’altra parte la soluzione è tanto banale quanto poco applicata. Le pubbliche amministrazioni, per avere città sostenibili, devono emanare piani di sviluppo territoriale a crescita zero. Cioè azzerare le nuove cementificazioni. Non ci sono alternative.

Queste tipologie di scelte hanno moltissimi vantaggi:

  • Si arricchisce il tessuto imprenditoriale edile locale perché la riqualificazione e la rigenerazione ha più bisogno di artigiani di una nuova costruzione
  • Si crea un indotto di servizi di ammodernamento e manutenzione di alto valore e con opportunità imprenditoriali di lungo periodo
  • Si ridona vita e valore ai centri storici
  • Si conservano aree verdi e suolo drenante che permette di mitigare ondate di calore, allagamenti, offre luoghi di aggregazione e permette lo stabilirsi di fauna e flora locale

Questi sono solo alcuni degli aspetti importanti di un piano di sviluppo a zero crescita. Zero cemento non vuol dire infatti zero lavoro, ma molto più spesso vuol dire abbondanza di lavoro e di ricchezza che rimane in gran parte localmente.

Una piccola postilla dedicata alla serietà: sono moltissime le amministrazioni pubbliche che si nascondono dietro a progetti approvati e decisi negli anni precedenti. Si tratta di semplici e banali scuse.

Tutti i progetti approvati possono essere ridiscussi sempre e senza alcun problema. Serve ovviamente la volontà di farlo ed il coraggio di sedersi ad un tavolo con la controparte. Troppo spesso invece ci si nasconde dietro ad un dito.

2. Economia circolare, ancora un problema

Il problema della gestione dei rifiuti e dell’economia circolare dovrebbe essere un tema superato da anni, invece siamo ancora qui a discutere di aree del nostro Paese che non riescono a superare il 10% di raccolta differenziata e relativo recupero e riuso dei materiali.

La raccolta differenziata sembra, per molti amministratori, un mostro impossibile da affrontare.

Non dedicheremo molto spazio a questo tema perché a nostro avviso non lo merita. Esistono così tanti esempi virtuosi che dimostrano come l’economia circolare sia la strada da intraprendere, che non ha senso replicare qui tali concetti.

Sottolineiamo solo un aspetto. Ancora una volta la responsabilità politica in questo campo è enorme. I percorsi da seguire sono semplici e chiari, ognuno può identificare le eventuali responsabilità del fallimento nel suo territorio leggendo i punti salienti per un buon risultato:

  • Creare cultura e competenze sul tema dei rifiuti e della loro gestione nei cittadini
  • Creare cultura e competenze sugli impianti di smaltimento e sui reali impatti
  • Dare prova di serietà realizzando impianti in maniera aperta e partecipata
  • Gestire gli impianti con l’ottica del miglioramento continuo
  • Realizzare circuiti virtuosi di utilizzo delle materie prime localmente
  • Predisporre specifiche opportunità di controllo distribuito e trasparenza

Facile comprendere come, dei punti precedenti, le responsabilità sono totalmente a carico della classe politica. Se non si crea un substrato fertile, se non si dimostra credibilità, non si può chiedere che le responsabilità siano condivise.

3. Mobilità sostenibile e dolce

Le città tendono a diventare metropoli e le metropoli diventano megalopoli. Sembrava che la corsa alle grandi concentrazioni urbane fosse inevitabile.

Poi  negli ultimi anni tale trend, almeno in Italia, è sembrato vacillare. Infine è arrivato il Covid19 e molte persone hanno iniziato a guardare ai piccoli borghi come luogo di una rinascita personale e professionale. Sono nati movimenti come il South Work ad esempio, un movimento fatto da professionisti che, grazie allo smart working, sono potuti tornare (o trasferirsi) nel sud Italia alla ricerca di spazi di lavoro e di vita più umani.

Ma che si tratti di una grande città o di un piccolo borgo, la mobilità rappresenta sempre e comunque uno dei principali problemi legati alla sostenibilità ed alla qualità della vita.

Rendere la mobilità dolce ed elettrica una priorità rappresenta quindi un elemento chiave per il successo di una città sostenibile. Se da una parte le soluzioni classiche come l’aumento di servizi ed infrastrutture per pedoni e biciclette è basilare, dall’altra devono essere prese in considerazione serie politiche di disincentivazione della motore a scoppio a vantaggio della mobilità elettrica e più in generale di spostamento della mobilità su 4 ruote ad altre soluzioni.

Nelle metropoli è fondamentale avviare un chiaro e coraggioso processo di chiusura delle città all’auto. Senza scelta. Tale piano di chiusura ovviamente deve passare da una parte attraverso la creazione di infrastrutture per la mobilità dolce e la mobilità collettiva, con particolare attenzione alle fasce più deboli.

Dall’altra parte si devono creare piani di sostituzione del parco auto circolante con auto elettriche, affiancato però da un serio piano di chiusura di aree importanti al traffico dei motori a scoppio (e non solo pochi isolati del centro storico) e in un secondo momento al traffico in generale (anche per le auto elettriche).

Tali approcci hanno importanti ricadute sulle attività del territorio e sulla popolazione e vanno quindi concertate e costruite insieme alla più larga progettazione partecipata possibile.

La parte economica per coprire tali piani può in parte arrivare da risorse esterne (finanziamenti) in parte da risparmi in manutenzioni stradali, in parte dallo spostamento e riallocazione di risorse, in parte da nuove entrate che possono essere utilizzate per disincentivare, ad esempio, la sosta (lunga o breve in base al tessuto urbano stesso) nelle aree che si intende chiudere.

Progetti di questo tipo sono già stati fatti in importanti realtà europee ed ancora una volta copiare è saggio ed utile. Inventare ogni volta l’acqua calda porta ad inutili dispendi di risorse.

4. Verde urbano, orti e aree verdi per una città sostenibile e bella

È risaputo e noto ormai a tutti che il verde urbano ha importantissime funzionalità:

  • Purifica l’aria in particolare fa precipitare le polveri sottili
  • Aiuta a calmierare i livelli di umidità e temperatura mitigando gli estremi
  • Permette di assorbire meglio le forti piogge durante eventi estremi
  • Offre luoghi di relax e svago importanti

Ma il verde urbano può anche essere progettato per avere specifiche funzioni sociali o ambientali. Facciamo solo alcuni esempi per comprenderne l’importanza:

  • Si possono realizzare aree destinate alla produzione di cibo con orti e frutteti
  • Si possono realizzare corridoi ecologici per facilitare la fauna sia negli spostamenti che nella colonizzazione “pilotata” delle aree urbane
  • Si possono realizzare vere barriere o corridoi del vento che guidano le masse d’aria facilitando la pulizia delle città dalle polveri sottili
  • Si possono utilizzare tali aree per limitare l’utilizzo di tecnologie legate al raffrescamento e quindi limitare i consumi di energia elettrica

Una città sostenibile è una città verde

Non dimentichiamo che il verde ha anche una fondamentale importanza sociale, creando luoghi di aggregazione e di socialità, spazi dove fare attività all’aria aperta e così via.

Se tali spazi vengono concepiti come spazi di vita corredandoli di servizi moderni (non solo il classico baretto, ma wifi gratuito e funzionale ad esempio, servizi per le ricariche elettriche gratuite, biblioteche, aree attrezzate per le attività sportive e ludiche e così via) possono divenire davvero centri di aggregazione e coesione sociale molto importanti.

Anche qui gli investimenti sono largamente coperti dai benefici diretti ed indiretti sia a livello economico che sociale. Un grande vantaggio può essere quello di utilizzare soluzioni partecipate per rinverdire aree urbane abbandonate.

Infine una nota metodologica legata alla progettazione. Cari sindaci, nove su dieci di voi dovrebbero licenziare i dirigenti degli uffici del verde. Basta progettare il verde per fare il piacere delle ditte che devono fare le piantumazioni, le potature, le manutenzioni in generale.

Piantumare e gestire il verde vuol dire prima di tutto riforestare. Avete mai visto una foresta naturale con gli alberi tutti della stessa specie in lunghe file parallele con sesto di piantumazione preciso? Avete mai visto una foresta capitozzata?

Allora perché i vostri uffici progettano questi orrendi spazi e servizi dove di naturale rimane ben poco e dove lo sperpero economico è altissimo a tutto vantaggio di imprese senza scrupoli? Se non li volete licenziare allora fate fare loro un corso specifico. I cittadini e le tasche del comune ne beneficeranno.

5. Una corretta gestione delle risorse: acqua, energia, capitale naturale

Altrove abbiamo spiegato come per ridurre lo spreco bisogna modificare i modelli di acquisto, ripartiamo da lì ribadendo il concetto anche quando l’acquirente è una pubblica amministrazione.

Un corretto approvvigionamento è la base di una corretta gestione della risorsa. Ecco allora che utilizzare le risorse naturali in base alla loro reale disponibilità e necessità diviene oggi un obbligo morale prima che un elemento di risparmio economico e di mera convenienza.

Il sole è sempre gratis

Utilizzare le fonti energetiche rinnovabili per produrre energia è estremamente conveniente. Perché questo concetto spesso non entra nella testa delle amministrazioni locali? Sembra assurdo, ma molto spesso la spiegazione è che il costo energetico non è un costo per una amministrazione locale. Si perché questi costi sono rimborsati a livello centrale e quindi non vi è l’interesse a fare risparmio energetico.

Si avete letto bene, la motivazione è tutta qui spesso.

Servono persone di buona volontà e cittadini che si mobilitino per smuovere i pachidermi dal loro comodo sgabello.

Creare impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili a livello locale crea posti di lavoro, rende localmente più sostenibile la produzione energetica e sviluppa un sentire comune di grande importanza.

Il costo degli impianti ad energia rinnovabile ha raggiunto livelli così concorrenziali che oggi è davvero una colpa non andare in quella direzione.

L’acqua è il vero petrolio di una città sostenibile

Pochi di voi hanno forse letto questa recente (2020 n.d.r.) notizia: per la prima volta l’acqua è stata quotata in borsa.

Molti giornali hanno relegato questa notizia a trafiletti da terza o quarta pagina.

Ma cosa vuol dire? Una banale legge dell’economia ci dice che il valore di un bene è legato alla sua scarsità. Se l’acqua viene quotata in borsa vuol dire che per la prima nella storia del nostro pianeta l’acqua sta diventando scarsa. Un elemento che assume un valore appunto.

In molti di noi manca ancora questa percezione, in fondo basta aprire il rubinetto e l’acqua sgorga esattamente come ieri, gratis o quasi. Eppure….

Oggi l’acqua vale meno di 5€ al metro cubo, cioè meno di 5€ ogni 1000 litri. Cioè 0,005€ al litro.

Eppure siamo il paese che consuma più acqua in bottiglia di tutto il mondo pur avendo una delle migliori acque al mondo in termini di purezza e salubrità.

Una bottiglietta da 250ml può arrivare a costare anche 2€. In quel caso la paghiamo ben 8 euro al litro e produciamo plastica il cui smaltimento lo pagheremo in tasse e inquinamento.

Chiara la follia?

Ma come se ne esce? Sicuramente attraverso l’educazione, ma il tempo è tiranno e quindi anche alzare il costo di una risorsa che oggi viene in gran parte sprecata risulta quanto mai urgente per ottenere una maggiore attenzione da parte di tutti noi. Mossa poco popolare e richiede grande coraggio da parte degli amministratori.

Raccontaci le tue esperienze

Le soluzioni e gli esempi di sviluppo sostenibile sono tanti quanti sono gli abitanti del pianeta. Ognuno di noi può trovare idee e soluzioni innovative per tutelare l’ambiente ed il pianeta. Raccontaci le tue esperienze, le tue semplici e piccole azioni, i grandi progetti che segui.

Aiuta gli altri a fare di più. I suggerimenti interessanti saranno pubblicati nelle specifiche sezioni. Se vuoi rimanere aggiornato registrati sotto, riceverai un’email con le novità del sito solo sui temi di tuo interesse. Niente spam.

6. Servizi smart per imprese e cittadini

Una città sostenibile lo è se riesce ad esserlo anche nella qualità della vita.

Risulta fondamentale quindi facilitare al massimo la quotidianità utilizzando la tecnologia. Introdurre elementi intelligenti mirati alla qualità della vita però è essenziale. Inutile introdurre soluzioni tecnologiche solo perché vanno di moda e che poi non saranno mai utilizzate.

Coprire il territorio con una buona rete wifi accessibile e funzionale è oggi un elemento vitale ed un servizio basilare per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini.

Inserire soluzioni per la fruizione smart di servizi burocratici è un ulteriore elemento di miglioramento della qualità della vita. Così come lo è la possibilità di avere servizi a chiamata e non servizi a cui ci si deve adattare. Non ha più senso gestire l’agenda di un ufficio in maniera rigida se i cittadini possono facilmente prenotare un appuntamento ed effettuare una richiesta attraverso una call con uno smartphone.

Il Covid19 ci ha insegnato che molte cose della nostra organizzazione burocratica erano dei non sensi e servivano solo a mantenere una burocrazia autoreferenziale. Oggi aiutare imprese e cittadini imparando da questo periodo è facile, abbiamo già dovuto creare dei servizi ad hoc per combattere la pandemia. Miglioriamoli e standardizziamoli.

7. Attenzione al sociale ed alle relazioni

Una città sostenibile lo è se è attenta anche agli aspetti della socialità e della convivenza civile. Vivere in una ambiente stimolante, che crea opportunità e relazioni è fondamentale per l’essere umano.

Quando questi ambienti esistono e sono ben gestiti generano anche senso civico e legame con il territorio.

In questo campo assume valore importante la rigenerazione territoriale mirata alla trasformazione degli spazi in luoghi. Un tema di cui si parla molto e troppo spesso a sproposito.
La rigenerazione territoriale non è un tema da architetti o ingegneri. Lasciamo perdere gli aspetti meramente strutturali e funzionali dell’elemento architettonico.

Ciò che serve è ripensare alla funzione dei luoghi in senso più ampio e generale e creare strutture ed infrastrutture che assolvano a quelle funzioni. L’elemento architettonico deve essere visto e progettato per essere elemento abilitante e non soggetto finale della pianificazione territoriale.

In questo, ancora una volta, il coinvolgimento della popolazione è fondamentale per dare identità al territorio.

Quali sono le città più sostenibili

Per concludere questo articolo proviamo a vedere qualche esempio nel mondo da copiare e studiare, senza pretesa di citare tutte le esperienze o di fare una reale classifica. Riportiamo qui alcune città sostenibili così come ci vengono in mente, partite da questo elenco per suggerisci altri esempi e permetterci di citare altre esperienze:

  • Non può esistere un elenco con le città sostenibili senza Copenhagen. Il suo obiettivo è la carbon neutrality e quindi tutte le azioni pianificatorie vanno in questa direzione. Trovate davvero tante soluzioni intelligenti ed interessanti.
  • Stoccolma ha incentrato molte delle proprie azioni sul verde urbano e su misure a dimensione umana. Un altro esempio del nord Europa molto stimolante.
  • San Francisco punta invece sulle soluzioni tecnologiche e smart. In tutti i campi la tecnologia è utilizzata per abbattere le emissioni con particolare attenzione ad alcuni settori come la mobilità.
  • Sempre nel continente americano non possiamo non citare Vancouver che ha fatto di un mix di politiche una strategia complessa e orientata al territorio. Qui la creazione di posti di lavoro incentrati sulla sostenibilità assuma un importante valore sociale.
  • Singapore in oriente è forse uno degli esempi più complessi di percorso verso una città sostenibile. Essendo di fatto una megalopoli si è concentrata sulla riqualificazione e l’ottimizzazione delle performance del patrimonio edilizio esistente ottenendo risultati di tutto rispetto.
  • Tra le città italiane di grandi dimensioni non possiamo non citare Milano con le scelte fatte in direzione del verde urbano, della mobilità sostenibile e della digitalizzazione della burocrazia.
  • Relativamente alle città di provincia un grande lavoro è invece stato fatto ad esempio a Firenze che ha puntato moltissimo sullo sviluppo della mobilità elettrica con numerosi servizi gratuiti per i cittadini o Bologna che invece ha utilizzato la dematerializzazione delle pratiche come elemento di riduzione degli impatti dovuti agli spostamenti

Possiamo trovare numerosissime altre esperienza in cui singole amministrazioni hanno avviato un processo di trasformazione in città sostenibile seguendo approcci differenti e soluzioni specifiche. Grazie ad internet la ricerca è facile e trovare esempi per quelle che possono essere le nostre specifiche necessità è solo una questione di minuti.

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